Caserine Cornaget

Guida escursionistica

Nel 1973 il periodico delle Sezioni CAI del Veneto e Friuli Venezia Giulia LE ALPI VENETE, pubblica un volumetto a cura di Sergio Fradeloni e Tullio Trevisan che contiene le esplorazioni dei due soci del CAI Pordenone, circa il Gruppo Caserine Cornaget (o delle Pregoiane). La pubblicazione contiene le relazioni a 37 tra cime e forcelle del Gruppo, con particolare riguardo alla porzione occidentale, ricadente nel Comune di Claut; vengono riportate scarse informazioni delle zone del Gruppo ricadenti nei Comuni di Tramonti di Sopra, Forni di Sotto e Socchieve.

La Guida di Antonio e Camillo Berti, DOLOMITI ORIENTALI Vol II del 1982, recepisce le informazioni di Fradeloni e Trevisan aggiungendo alcune salite alpinistiche, ma non ampliando il novero delle cime e delle forcelle. Sono poi seguite altre pubblicazioni, mai specifiche del Gruppo, che hanno sostanzialmente reiterato le informazioni già esistenti. In definitiva, ancora oggi, l’escursionista che affronta questa zona delle Prealpi Carniche, quando ha salito le quattro o cinque vette principali, ha dato fondo alle conoscenze del Gruppo Caserine Cornaget. Non è così per altri settori delle Alpi e Prealpi Friulane che hanno goduto di maggior attenzione editoriale.

Nel corso degli anni si è assistito ad una mitizzazione del Gruppo Caserine Cornaget, tramite qualifiche tipo “le montagne del silenzio”, “macchia bianca del Friuli” (nel senso che qui non ci sono insediamenti e strade), “luogo di wilderness”. Certamente c’è una logica per tale reputazione: si chiama asprezza, lontananza, mancanza di sentieri, mancanza di informazioni. È proprio di quest’ultimo aspetto, delle informazioni, che si occupa il volume, CASERINE CORNAGET guida escursionistica.

Il libro è il risultato dell’associazione di più esploratori che per loro conto e in tempi diversi hanno percorso il territorio e fatto confluire le rispettive conoscenze in un unico contenitore. Strepitoso e fondamentale è stato l’apporto di Luca Basso, raro esempio di alpinista schivo e fortissimo, incline al selvatico più assoluto. Anche, Ermanno Nardon, Alessandro Zorzi e numerosi altri (vedi tamburino qui sopra) hanno dato il loro utilissimo contributo. Frequentemente le notizie riportate in questa guida sono memorie locali, di pastori o cacciatori del luogo, o comunque di persone che hanno “vissuto” le loro montagne. Grazie all’opera di recupero delle conoscenze, il lettore potrà apprezzare i numeri che qualificano l’opera: 296 itinerari tra i quali 83 vere novità; 147 tra cime e forcelle menzionate con ben 5 cime mai salite prima, a dispetto di chi dice che tutto è stato esplorato e tutto è conosciuto.

Ma non di soli numeri vive questa guida e carpirne il significato più profondo sta all’escursionista anticonformista, quel tipo di personaggio che non ama il predigerito, ha lo sguardo intriso di sogni e desidera un contatto vero con l’ambiente naturale.

La richiesta turistica va sempre di più verso l’ambiente incontaminato e selvaggio e i numeri, pur rimanendo bassi sono in crescita; durante le mie escursioni ho trovato gente da Parigi e da Berlino in giro per questi monti in cerca di un genuino contatto con la Natura. So bene che i fruitori di guide come questa sono pochi e il mio impegno, impossibile da ripagare economicamente, è animato da filantropismo e comunque rompe gli schemi stereotipati delle offerte librarie tutte uguali, adatte a tutti e idonee a fare introiti. Ecco: credo che l'esistenza di questo mondo sotterraneo, di cui sono un modesto esponente, che guarda alla cultura di montagna più che all’incasso, possa fornire la speranza che siamo ancora in tempo per salvare il mondo.

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